Prima prova Maturità 2016: tema di attualità sull?attentato di Parigi - Studentville

Prima prova Maturità 2016: tema di attualità sull?attentato di Parigi

Prima prova maturità 2016 tipologia D. Tema di attualità svolto sull'attentato di Parigi.

PRIMA PROVA: TRACCE E SVOLGIMENTI

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PRIMA PROVA MATURITA’ 2016: TEMA DI ATTUALITA’ SULL’ATTENTATO DI PARIGI. Il tema di attualità (tipologia D) della prima prova maturità 2016 potrebbe avere come oggetto l’attentato a Parigi, con qualche collegamento all’Isis e al terrorismo islamico. Si tratta infatti di un argomento di cui si è parlato molto nelle ultime settimane, e che potrebbe dunque essere scelto dal Miur come traccia per il primo scritto dell’esame di stato. Certo, alla prima prova ci saranno anche altre tipologie di traccia: analisi del testo (tipologia A), saggio breve e articolo di giornale (tipologia B), tema storico (tipologia C). Tuttavia, il tema di attualità ha una struttura più semplice, anche se richiede la conoscenza abbastanza approfondita dell’argomento da sviluppare. Se allora alla Maturità volete scegliere la tipologia D, ecco un tema di attualità sull’attentato a Parigi da utilizzare per prendere spunto durante le esercitazioni o in vista della prima prova!
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Prima prova maturità 2016: traccia tema di attualità
Tracce svolte prima prova maturità 2016
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MATURITA’ 2016, PRIMA PROVA: TEMA DI ATTUALITA’ SULL’ATTENTATO A PARIGI. Vediamo dunque insieme come svolgere una possibile traccia sull’attentato a Parigi, ricordando sempre di rispettare la struttura del tema di attualità e soprattutto di utilizzare un linguaggio corretto e scorrevole, evitando gli errori di ortografia.

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Tema sull’attentato a Parigi. Introduzione. L’attentato a Parigi, avvenuto la notte del 13 novembre 2015 per opera dei terroristi dell’Isis, ha scosso l’intero mondo occidentale. Eppure, come sappiamo, nei Paesi islamici le stragi, in cui vengono coinvolti anche donne e bambini, sono all’ordine del giorno.

Tema sugli attentati parigini. Svolgimento. Perché allora proviamo tanto dispiacere per le centinaia di morti di Parigi, per i turisti della Tunisia o per le vittime di Londra e delle Torri Gemelle, mentre rimaniamo indifferenti alle stragi che avvengono in paesi come Iraq o Siria? Siamo forse persone cattive? La questione non è molto semplice, in quanto, per prima cosa, dobbiamo pensare che ci troviamo tutti, cristiani e islamici, di fronte ad un nemico pericoloso. E tutti sbagliamo nell’associare l’Isis ad un fede religiosa: le ragioni delle azioni terroristiche risiedono probabilmente in altro, non si uccide semplicemente in nome di un Dio. Proviamo a tornare indietro di mille anni, ai tempi delle Crociate. All’epoca migliaia di cristiani si recarono in Terrasanta, istigati dalle parole di Urbano II, per liberare il Santo Sepolcro e Gerusalemme dalle grinfie degli infedeli musulmani. Ma in realtà, i progetti erano ben altri: nuovi territori da conquistare, ricchezze da acquisire, commerci con il Vicino Oriente. Si uccideva in nome di Dio ma lo scopo era ben altro. Adesso però ci troviamo di fronte non ad una guerra, ma ad attacchi terroristici improvvisi: chiunque, prendendo il caffé in un bar o andando a lavoro, potrebbe essere colpito da un momento all’altro. E cosa vuole l’Isis? Forse il riconoscimento dello Stato Islamico, forse espandere il proprio dominio in tutto il mondo, forse eliminare tutti gli oppositori… Non lo sappiamo con certezza. Quello che sappiamo con certezza, imparandolo dalla storia, è che la scusa della fede religiosa non regge: nel mondo esistono milioni di musulmani, ma nessuno di loro si sognerebbe mai di uccidere in nome di Allah. Dunque, la xenofobia che dilaga dopo le ultime stragi, in particolare quella di Parigi, non deve prendere il sopravvento, ma occorre considerare le persone al di là del loro orientamento religioso, delle loro tradizioni e della loro cultura. Non possiamo mai sapere se una persona con cui veniamo a contatto sia un pericoloso assassino, questo non è deducibile a priori. Dunque, non possiamo associare una fede religiosa ad una pericolosa organizzazione terroristica. Bisogna considerarla per quello che è: un’organizzazione criminale che uccide senza guardare in faccia nessuno: donne, bambini, uomini, masulmani, cristiani.

Prima prova maturità, tema sulll’attentato a Parigi. E allora, perché tanto dispiacere per i morti di Parigi, frasi di solidarientà sui social network, bandiere parigine sui profili Facebook, minuti di silenzio negli stadi, mentre per le vittime siriane nessun pensiero? Siamo allora persone insensibili? Io rispondo no. Non siamo persone cattive. Ci sentiamo semplicemente più vicini ai francesi perché condividiamo lo stesso stile di vita, anche noi andiamo ai concerti e anche noi andiamo allo stadio. E per questo motivo siamo più sensibili nei loro confronti: perché pensiamo che quello che è successo a loro potrebbe accadere a noi da un momento all’altro.
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