Robotica e Futuro: Articolo di Giornale Prima Prova 2017 - Studentville

Robotica e Futuro: Articolo di Giornale Prima Prova 2017

Traccia Svolta dell'articolo di giornale sulla Robotica e il Futuro per la Prima Prova 2017.

ROBOTICA E FUTURO: ARTICOLO DI GIORNALE PRIMA PROVA

Vuoi provare a svolgere la tipologia B ambito tecnico-scientifico su robotica e futuro dello scorso anno? L’argomento è molto attuale e ci sono molte cose da scrivere: si presta tra l’altro molto bene all’articolo di giornale, se preferisci questo tipo di tema al saggio breve. Hai bisogno di un aiuto? Noi siamo qui per te: ecco l’articolo di giornale su robotica e futuro svolto da noi di Studentville! 

Cerchi il saggio breve? Leggi: Robotica e futuro tra istruzione, ricerca e mondo del lavoro

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ROBOTICA E FUTURO: ARTICOLO DI GIORNALE PRIMA PROVA 2017 TITOLO E DESTINATARIO

Per prima cosa, ricordatevi che un articolo di giornale deve avere un titolo e un destinatario (cioè dove intendete pubblicare nel vostro immaginario l’articolo di giornale) … non metterli vi penalizzerà!

  • Titolo: In che modo bisogna educare?
  • Destinatario: Rivista Socio-Pedagogica

ROBOTICA E FUTURO ARTICOLO DI GIORNALE PRIMA PROVA 2017: INTRODUZIONE

Al centro d’indagini sociologiche si parla dell’approccio educazione-tecnologia.
Ci sono due scuole di pensiero, la prima afferma che le tecnologie influenzano così tanto i bambini del mondo contemporaneo estraniandoli da quella realtà oggettiva, dall’importanza di crescere in natura, si criticano le tappe bruciate, l’avanzamento e lo sviluppo nel mondo della globalizzazione ha portato sempre più ad avere e a ritrovarsi con bambini “già grandi” cresciuti troppo velocemente, bambini che in pochi anno di vita hanno imparato ad usare strumenti come tablet, computer e telefoni.
Ma colpa non è di certo la loro, e relativamente dei genitori.

ROBOTICA E FUTURO ARTICOLO DI GIORNALE PRIMA PROVA 2017: SVOLGIMENTO

La colpa, se cosi si può definire sta nel progresso, nelle ricerche, negli studi , di nuove creazioni che ogni giorno escono fuori come se fossero dei funghi.
I bambini nati nell’era multimediale è logico che siano influenzati da innovazione e  la cosa che rintristisce di più è che si sia persa quella voglia di giocare, di uscire, di incontrare un compagno e svolgere le normali attività , perchè tutto questo è stato sostituito da strumenti che permettono di rompere le barriere di confini, barriere territoriali e “incontrarsi” solamente tramite un click non muovendosi da dove ci si trova, tranquillamente sul divano di casa.
L’altra scuola di pensiero afferma che è importante e da non sottovalutare l’integrazione nell’abito educativo della nuove tecnologie che possono aiutare ad approcciarsi in modo migliore al mondo esterno e all’avanzamento della globalizzazione.
Infatti ci sono stati studi sulla robotica che si occupano di aspetto socio-pedagogici
La pedagogia in tema afferma che L’introduzione massiccia delle nuove tecnologie nei processi di comunicazione sta assumendo le caratteristiche di una vera e propria rivoluzione, in grado di trasformare radicalmente gli scenari della formazione. Il fenomeno maggiormente alla ribalta è indubbiamente l’affermazione ricreativo-culturale e commerciale di INTERNET, ma non molti sembrano ancora in grado di cogliere la portata effettiva di ciò che sta avvenendo. L’elemento di novità connesso con questa rivoluzione non riguarda infatti soltanto la quantità delle informazioni a cui è possibile accedere, il basso costo della trasmissione delle notizie e la sua velocità, ma anche (e forse principalmente, da un punto di vista pedagogico) la progressiva trasformazione dell’utente in protagonista dei propri messaggi e, in definitiva, della propria formazione.
Alla base di tale rivoluzione si pone, innanzitutto, l’avvento del personal computer e di programmi per la sua utilizzazione di tipo estremamente “amichevole”, giocati cioè sull’uso di interfacce grafiche che rendono immediatamente utilizzabile lo strumento anche a chi non possiede competenze di informatica. In secondo luogo, si può collocare l’arrivo sul mercato dei cosiddetti ipertesti, nei quali le informazioni (testi scritti, immagini, suoni…) sono organizzate non secondo la classica successione lineare del libro, bensì secondo un’impostazione di tipo reticolare che consente al lettore di individuare e praticare propri personali percorsi di lettura secondo logiche individualizzate e personalizzate. In terzo luogo, e con effetti ancor più dirompenti, si possono porre le tecnologie della telematica che assicurano la possibilità di accedere a banche dati sconfinate e di dialogare con il mondo restando a casa propria. In un mondo che, realizzando la profezia di McLuhan , diventa davvero un “villaggio globale”. Sul piano educativo, l’utilizzazione di questi strumenti consente la trasformazione del computer da assistente del docente nella conduzione di percorsi che rimangono di natura sostanzialmente istruttiva in “utensile cognitivo”, in strumento nelle mani dell’allievo, utilizzabile anche al di fuori della guida del docente per la conduzione di percorsi educativi di tipo costruttivo  largamente autogestiti dal soggetto. E’ un elemento, questo, che non può non mettere profondamente in crisi il sistema educativo tradizionale e, in particolare, il sistema scolastico e il ruolo dell’insegnante. Di fatto, sotto la spinta delle nuove tecnologie della comunicazione il contesto fondamentale dell’educazione, scolastica ed extrascolastica, sembra diventare in modo crescente il mondo di vita privato e personale del singolo. Di conseguenza, anche se in qualche modo può apparire un paradosso, la qualità dell’esperienza formativa del singolo cittadino sembra sempre più dipendere dalla sua soggettiva capacità/possibilità di entrare in contatto con “reti” culturali diverse, tutte apparentemente extraterritoriali o comunque territorialmente decontestuate. In definitiva, le nuove tecnologie e i loro “padroni”, apparentemente neutrali ed extraterritoriali, si propongono quindi non solo come un nuovo strumento, ma come il contesto e la struttura fondamentale della formazione.se tutto questo è vero, diventa quanto mai urgente avviare una riflessione “pedagogica” molto approfondita sui modi di essere e di funzionare delle nuove tecnologie della comunicazione e della informazione e attivare di pari passo radicali trasformazioni dell’ambiente educativo tradizionale.
Inerente a questo è nata una vera e propria SCUOLA ROBOTICA: è un’associazione culturale non profit costituita a Genova nel 1999, fondata nel 2000, per iniziativa di un gruppo multidisciplinare di ricercatori e studiosi. Ha come scopo la promozione della cultura mediante attività di istruzione, formazione, educazione e divulgazione delle arti e delle scienze coinvolte nel processo di sviluppo di questa nuova scienza. Ne è fondatore Gianmarco Veruggio, scienziato robotico e fondatore del CNR-Robotlab di Genova, oggi ricercatore del CNR-IEIIT.
Scuola di Robotica non è una scuola tradizionale, racchiusa in un palazzo con le aule, i banchi e le lavagne, poiché vuole promuovere la conoscenza della Robotica nelle strutture educative e formative già esistenti. Nell’epoca del cyber-spazio si pone l’obiettivo di modernizzare non solo i contenuti ma anche i metodi educativi della scuola tradizionale. Scuola di Robotica è quindi un’associazione non profit che si occupa di raggiungere le scuole attraverso Internet e le tecnologie della comunicazione, al fine di promuovere forme di collaborazione fra le scuole per sperimentare nuove attività in rete, nell’ambito di un Laboratorio Virtuale Distribuito. I progetti “Edurobot”, “Robot@ Scuola”, “Robodidactics”, “Roberta”, “Rob&Ide” sono il risultato di queste nostre attività nelle scuole.
Da qui il risultato di una vera e propria esigenza nel campo socio-educativo d’integrazione della tecnologia che possa favorire il rapporto individuo-futuro, tecnologia-lavoro.

ROBOTICA E FUTURO ARTICOLO DI GIORNALE PRIMA PROVA 2017: CONCLUSIONE

Sebbene la tecnologia può essere un grosso aiuto per la formazione non bisogna tralasciare il fattore individualistico, cresce sempre di più una società a solidarietà organica e questo porta l’avvento di egoismo, la cosa più giusta da fare sarebbe mediare entrambe le cose, riscuotendo e avviando una formazione che sia un mix di innovazione e tradizione per non perdere dei punti di vista essenziali:
Amore per il prossimo e aiuto reciproco che via via si stanno perdendo dietro strumenti che ci isolano dal resto del mondo.

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