Saggio breve svolto maturità 2013: traccia sugli omicidi politici - Studentville

Saggio breve svolto maturità 2013: traccia sugli omicidi politici

Saggio breve svolto per la Prima Prova Maturità 2013: la traccia sugli omicidi politici valida anche per l?articolo di giornale

SAGGIO BREVE SVOLTO MATURITA’ 2013: LA TRACCIA SUGLI OMICIDI POLITICI. Alla Prima prova della Maturità 2013 il Miur – lo stesso ente responsabile del riconoscimento delle università telematiche – ha chiesto ai maturandi di svolgere una traccia sugli omicidi politici o sotto forma di saggio breve o sotto forma di articolo di giornale. Ecco lo svolgimento della traccia B valido per l’Esame di Stato, che una volta superato darà ai diploamti la possibilità di accedere a qualsiasi corso di laurea – sia online che off-line.

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Prima prova maturità 2016: saggio breve

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Come scrivere un saggio breve storico-politico

NB: Il presente testo rappresenta una linea guida per lo svolgimento della prima prova della maturità 2013. Vi invitiamo a non copiarlo.

Saggio breve ambito socio-politico – TIPOLOGIA B

Argomento: “Gli omicidi politici”

“L’arte della politica. Il segreto di fare i propri affari e di impedire agli altri di fare i loro” (Courtilz de Sandras)”. Da quando è nata la politica, si è sempre cercato in qualche modo di eliminare i propri avversari, personaggi scomodi, o semplicemente sono stati commessi omicidi per puro fanatismo. Se rivolgiamo lo sguardo alla Prima guerra mondiale, essa è stata inaugurata da un epico omicidio, quello dell’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo e di sua moglie Sofia, ad opera di uno studente bosniaco di nome Princip. E’ ciò di cui ci parla Villari nel brano tratto da “storia contemporanea”. L’attentato era stato organizzato da un movimento irredentista slavo. Per Vienna non esistevano dubbi: la responsabilità era da attribuirsi al governo serbo. L’Austria, appoggiata dalla Germania, il 23 luglio inviò alla Serbia un ultimatum durissimo, nel quale si chiedeva allo stato slavo di stroncare ogni movimento irredentista e di permettere a funzionari austriaci di compiere le indagini insieme ai Serbi. La Serbia non accettò l’ultimatum, e in particolare la collaborazione nelle indagini con i funzionari austriaci, perchè la sua sovranità nazionale ne avrebbe risentito. Allora il 28 luglio l’Austria dichiarò guerra alla Serbia. L’Austria pensava di poter  risolvere da sola il conflitto, ma scattò invece una serie di alleanze che mise a repentaglio la pace europea. Il 30 luglio la Russia proclamò la mobilitazione generale, a sostegno della Serbia, e con loro scese in campo anche la Francia. Iniziò così la prima guerra mondiale.

Proseguendo il nostro viaggio storico, possiamo soffermarci al periodo fascista, segnato da una serie di repressioni e omicidi. Procacci, nel brano tratto da “Storia degli italiani”, illustra dettagliatamente cosa successe dopo le elezioni politiche del 1924. Le elezioni (6 aprile 1924) si svolsero in un clima pesante di intimidazioni. Il successo toccò al “listone” dove figuravano, insieme ai fascisti, i nomi della tradizione liberale, come Salandra e Orlando. Nonostante queste difficili circostanze, i partiti democratici riuscirono ad ottenere significative affermazioni. Pur avendo raggiunto la maggioranza parlamentare, il fascismo non si calmò. Il giorno dopo le elezioni, scomparve Giacomo Matteotti, leader del partito socialista unitario, che aveva denunciato alla camera i brogli elettorali e le violenze perpetrate dalle squadre fasciste durante il periodo preelettorale. Matteotti fu rapito mentre usciva dalla sua dimora e fu ucciso da squadristi. Quando si seppe dell’omicidio, un’ondata di commozione invase Roma e si estese in tutta Italia. I deputati dei partiti democratici allora si ritirarono in una sala di Montecitorio, e questo ritiro fu detto Aventino. Con la loro azione gli aventiniani pensavano di riuscire a spingere il re a sconfessare Mussolini. Ma invece, dopo un periodo di incertezza, il fascismo riprese coraggio. Con il discorso del 3 gennaio 1925, Mussolini sfidò i partiti aventiniani che accusò di sedizione e fece capire che non ci sarebbero state dimissioni. Inoltre, per instaurare un clima di terrore, fece capire che l’omicidio di Matteotti era stato opera  sua. Eliminati gli avversasi scomodi, il Fascismo poteva dare il via alla sua scalata politica.

Il brano di Salvadori (Storia contemporanea), mette luce invece sulle possibili cause che hanno portato all’omicidio del presidente Kennedy. L’assassinio di Kennedy avvenne nel 1963 a Dallas, e secondo le conclusioni dell’indagine governativa, egli fu sparato da un unico cecchino. Responsabile dell’assassinio venne ritenuto Oswald, un impiegato della Texas school book depository. Egli però non confessò mai, anzi riteneva di essere un capro espiatorio. Altri sostenevano che Kennedy fu vittima di un complotto: troppi uomini infatti odiavano Kennedy. I Texani lo odiavano per la sua politica filocomunista, i militari per i suoi atteggiamenti non bellicosi nei confronti del Vietnam, la destra non gli era molto favorevole. La morte di Kennedy insomma resta un mistero, la cospirazione potrebbe esser esistita, ma fu ben occultata.

Roberto Raja (I 55 giorni del sequestro Moro) si sofferma invece sull’assassinio di Aldo Moro, da parte delle brigate rosse, durante il terrorismo italiano, nel 1978. A partire dal 16 maggio 1978, questi furono i giorni più misteriosi della storia italiana. Pensare al caso Moro, è come entrare in un intricato labirinto di segreti e omissioni. Presidente della DC, Aldo Moro venne sequestrato da un commando delle brigate rosse il 16 maggio 1978, in via Fani a Roma, alla vigilia delle elezioni che sancivano la maggioranza di governo del partito comunista. La sua scorta fu sterminata, e il gruppo armato che rapì Moro sosteneva di volerlo processare, e i 55 giorni in cui Moro fu detenuto in “un carcere del popolo” segnarono una serie di contraddizioni all’interno della politica italiana. Il 9 maggio Mario Moretti uccise Moro, eseguendo la sentenza, come risulta scritto nell’ultimo comunicato delle brigate rosse.

Questi quattro esempi di omicidio politico sono esemplificativi per quanto riguarda le diverse cause per cui questo si compie: eliminazione di presenze scomode, fanatismo, esigenza di affermarsi pienamente ed instaurare un regime dittatoriale. Molti di essi ancora oggi restano un mistero, perchè questi sono impregnati delle stesse caratteristiche politiche: intrighi, segreti, occultamento.

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