Saggio breve svolto Maturità 2014: tutte le tracce della prima prova - Studentville

Saggio breve svolto Maturità 2014: tutte le tracce della prima prova

Saggio breve svolto per la prima prova 2014: tutte le tracce scelte dal Miur per la tipologia B dell?Esame di Maturità

SAGGIO BREVE SVOLTO MATURITA’: TUTTE LE TRACCE PER LA PRIMA PROVA. In questo articolo puoi trovare tutti gli svolgimenti delle tracce della Tipologia B assegnate dal Miur in occasione della prima prova dell’Esame di Maturità. Ecco gli svolgimenti per chi all’articolo di giornale ha preferito il saggio breve.

SAGGIO BREVE SVOLTO TIPOLOGIA B – AMBITO ARTISTICO-LETTERARIO

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Alla ricerca della perduta libertà e gratuità del dono

Bisogna rivedere il significato della parola “dono”: esso, nella sua accezione più usata, è un qualcosa che si offre ad altri secondo i principi della libertà e della gratuità. Inevitabile però il cambiamento di rotta nella società consumista in cui viviamo. “Dono” attualmente equivale quasi sempre a “regalo”, dovuto, a volte imbarazzante, costoso o meno, che implica numerosi aspetti, tranne quelli della libertà e della gratuità.
I riferimenti al dono come gesto materiale o meno possono essere numerosi: il racconto di Grazia Deledda “Il dono di Natale”, fa riflettere su più piani: cos’è veramente un dono? La nascita di un nuovo fratellino in concomitanza a quella simbolica di Cristo? Il banchetto succulento che le famiglie hanno preparato? La compagnia delle persone care? Una coscia di maiale condivisa? La scrittrice sarda non si schiera, lascia al lettore libertà di riflessione, ma offre tutti esempi di grande generosità. Sì, la generosità che è strettamente connessa all’arte di donare. Mark Anspach in “Cosa significa ricambiare? Dono e reciprocità” parte dal presupposto che difficilmente si è generosi per indole, ma lo si impara. Donare un rene, ad esempio, è un gesto di estrema umanità. Si compromette la propria vita per salvare quella di un altro. Nel racconto dell’autore si parla addirittura di un meccanismo a catena di donazione. Quale gesto più grande si potrebbe immaginare? E quanti ne sono capaci?
Altro esempio più attuale di dono è sicuramente quello virtuale, quello basato sui rapporti diretti vincolati dallo schermo di un computer, dai social network, dalle chat, fatti di abbracci virtuali e di “ti voglio bene” sordi, generali e commerciali, che lasciano il tempo che trovano, che sono indirizzati a così tante persone che ci vorrebbero 10 vite per frequentarle nella realtà. Riflettono proprio su questo Marco Aime e Anna Cossetta ne “Il dono al tempo di internet”.
Ora però, andiamo indietro nel tempo ed analizziamo un altro tipo di donazione: quella di Costantino, nel ciclo pittorico dell’Oratorio di San Silvestro, falso storico, che ha simboleggiato per secoli la donazione del potere temporale al Papa, già possessore di quello spirituale. Questa “falsa donazione” nei secoli successivi ha legittimato il potere temporale dei Papi. Come sarebbe cambiata la storia senza questo falso? Rimanendo in ambito religioso si può dare uno sguardo al dipinto del Parmigianino, “L’adorazione dei Magi”. Sotto una capanna in rovina, Gesù neonato, tenuto in braccio da Maria, riceve uno dei doni dei Magi e lo avvinghia in attesa di capire di cosa si tratta. Oro, incenso e mirra, per colui il quale salverà l’umanità intera: doni importanti, ma liberi e gratuiti. A tal proposito ci si può riallacciare alle parole di Enzo Biagi e tornare, dunque, all’inizio del nostro saggio dove si parlava di questi principi legati al dono, che sembrano essere spariti in cambio dell’utilità, del consumo e della superficialità: “[…] oggi non c’è più posto per il dono ma solo per il mercato, lo scambio utilitaristico, adirittura possiamo dire che il dono è solo un modo per simulare gratuità e disinteresse là dove regna invece la legge del tornaconto”. Sono parole crude, ma è importante capire che l’atteggiamento del noto giornalista non è solo distruttivo, ma vuole indurre a riflettere sulla donazione non solo di quello che si ha, ma anche di quello che si è e per farlo bisogna avere una convinzione e un attaccamento profondi nei confronti dell’altro. Ritornare a questo principio ci svincolerebbe da imbarazzi e convenzioni che non devono necessariamente far parte della nostra vita di esseri umani liberi.

SAGGIO BREVE SVOLTO TIPOLOGIA B – AMBITO TECNICO SCIENTIFICO

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La pervasività delle tecnologie

Il termine “pervasivo”  descrive perfettamente ciò che è oggi la tecnologia, ormai diffusa in qualsiasi ambito socio-culturale. Non solo alla portata di tutti, così facile da usare e da reperire in qualsiasi circostanza, ma anche appendice quasi umana della quotidianità della maggior parte degli individui. Ma è davvero tutto utile? E dietro questa semplicità di comunicazione ci sono solo luci o piuttosto questi nuovi mezzi tecnologici hanno sostituito i più datati e canonici sistemi comunicativi? In un articolo pubblicato sul Sole 24 ore, di Dianora Bardi, si fa riferimento alla scuola, che ormai, volente o nolente, è partecipe di questa invasione. Ma a scapito o in favore di cosa?  Sembra che, in certi casi, volendo estremizzare, l’utilizzo di tablet, notebook o smartphone, evidenzi un netto distacco dal senso stesso primario della  scuola, ovvero quello di far accrescere la voglia di conoscere e imparare, attraverso un sistema che ha spinto gli esseri umani, da sempre, a ricercare, a spingersi oltre, a innovare. La tecnologia è a scapito della curiosità? Quello che si conosce subito, immediatamente e con un clic, si ricorda? Si interiorizza? Il ruolo della scuola è quindi delicato, ma in generale queste problematiche potrebbero essere allargate a qualsiasi ambiente educativo, in primis la famiglia. Certo è, attualmente, che nell’apprendimento scolastico, ma anche in altri settori, non è più possibile fare un passo indietro e privarsi consapevolmente di queste apparecchiature, perché, va da sé, ormai hanno preso possesso dell’essere umano. L’uomo nell’età della tecnica è davvero impoverito? Davvero sembra lontano da quel mondo mitico e incantato o crudele o fantasioso tipico delle culture umanistiche? Lo stesso essere umano che ha inventato, prodotto e mercificato questi supporti, non ha davvero nulla da imparare ancora o da ricercare che non riguardi se stesso, come sostiene Galimberti nel suo intervento “Psiche e techne. L’uomo nell’età della tecnica”?
Quale è il punto di convergenza di cui necessita l’uomo contemporaneo, se esiste, tra il vecchio sistema e le nuove tecnologie? Si può o si deve trovare un punto di incontro per evitare di essere sopraffatti? Il divario tra i nostalgici amanti del sistema di conoscenza ed informazione e le nuove applicazioni multimediali è davvero incolmabile?
Le domande che hanno tartassato l’uomo quasi dalla sua prima comparsa su questo pianeta sono ancora attuali: da dove veniamo? Chi siamo? E, soprattutto, dove stiamo andando? Non è un tentativo di rispondere a queste domande, sarebbe quasi impossibile,  ma di porre l’attenzione sul concetto di progresso, soprattutto secondo l’idea occidentale, ma oggi anche veicolato dalle nuove potenze emergenti, per riflettere su come siamo in grado di rapportarci a tutto questo. La rapida quanto intensa carrellata di eventi che parte da diecimila anni fa, dimostra come siamo giunti alla parte finale di una esperienza iniziata nel Neolitico, fatta di innovazione che spesso, come la storia insegna, abbiamo fatto fatica a controllare. Oggi siamo in grado di individuare i rischi e i pericoli interni a questo nuovo fenomeno che ha pervaso ormai l’essenza stessa dell’essere umano? Fa specie, in conclusione, citare Albert Einstein, che profetizzava  “temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti”.
Quel giorno, è già arrivato?

SAGGIO BREVE SVOLTO TIPOLOGIA B – AMBITO STORICO POLITICO

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Violenza e non violenza: i due volti del Novecento

Lo specchio Novecento
Destinazione: rivista storica
Il Novecento è stato un secolo pieno di eventi straordinari, movimentato e turbinoso. L’hanno caratterizzato due guerre mondiali, i grandi genocidi e l’olocausto, una guerra fredda, la minaccia della bomba atomica, il crollo del Muro di Berlino. Ma dietro la tragedia, possiamo scorgere, come se ci guardassimo le spalle di fronte ad uno specchio, i germogli del progresso: l’avvento della globalizzazione e della società di massa, l’industria che avanza, la scienza che fa passi da gigante. Ma il Novecento è anche ambivalente per un altro aspetto: quello della violenza, incarnata da dittatori e loro seguaci, come Hitler, e i portatori della pace e della non violenza, come per esempio Martin Luther King e Gandhi.
Gandhi, promotore della non violenza, porta avanti la sua lotta per la liberazione dell’India servendosi della pace. E’ un paradosso accostare i termini lotta e pace, ma il leader riesce a sincretizzare questi due elementi e a portare avanti la sua “guerra pacifica” con un seguito di persone non indifferente. “Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” dice Gandhi, proprio per sottolineare l’azione, ma nello stesso tempo sottolinea di renderla non violenta e utile al miglioramento del mondo.
Seguace di Gandhi fu Martin Luther King, che porta avanti un’attività pacifista anch’essa non indifferente. Egli combatte per l’uguaglianza dei popoli, per il rispetto dell’uomo verso il prossimo. Basta violenze, soprusi e discriminazioni, Martin ha solamente un sogno: “che un giorno questa nazione si sollevi e viva pienamente il vero significato del suo credo. Riteniamo queste verità di per sé evidenti: che tutti gli uomini sono stati creati uguali”. Anche Martin lotta, in una sorta di resistenza non violenta, proprio come Gandhi. Si è esposto per eliminare ogni tipo di pregiudizio nei confronti degli afro-americani, lottando attivamente e in modo pacifico, in opposizione a Malcom X, il quale invece adottò la ribellione violenta e sovversiva, e ad altri gruppi di colore, che invece subivano passivamente e senza reagire.
Ma accanto alla violenza delle guerre e ai leader non violenti, il Novecento è anche secolo degli scioperi nelle fabbriche, delle lotte dei diritti degli operai. Possiamo definire le lotte degli operai una forma di violenza? E’ ciò su cui riflette Walter Benjamin in “La critica della violenza”. Può essere una violenza un non agire o un’omissione di azione? Teoricamente no, ma se la protesta viene accompagnata da azioni di distruzione delle fabbriche, allora tutto ciò diventa vera e propria violenza. E’ giusto dunque lottare per i propri diritti, ma è altrettanto giusto farlo nel rispetto e nella tutela dei diritti dell’uomo, proprio come hanno agito Gandhi e Martin Luther King.
Insomma: cosa ci rimane di questo secolo Novecento? Sicuramente ricordi negativi, di guerre, soprusi, veri e propri crimini contro l’umanità. E sono tanti gli avvenimenti del XX secolo, positivi e negativi, che hanno interessato tutta l’umanità e hanno modificato modi di pensare, di vivere, politica ed economia. Grandi menti, grandi personaggi hanno tenuto le redini del gioco, realizzando con guerre, scoperte in tutti i campi del sapere la conformazione del mondo attuale, con la coscienza e mentalità dei suoi abitanti.
E ci rimangono anche spiragli di luce, esempi positivi da cui poter trarre un insegnamento: che si può progredire, che si può ottenere tutto anche senza guerra e violenza, ma solamente con la solidarietà e l’amore verso il prossimo.

SAGGIO BREVE SVOLTO TIPOLOGIA B – AMBITO SOCIO ECONOMICO

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S.o.s Terra!

La Terra sta male, soffre, l’intervento dell’uomo è massiccio e le soluzioni per farla guarire sembrano tante e nessuna al contempo.
Di inquinamento se ne parla da parecchi anni; Wolfgang Behringer nella “Storia culturale del clima” pone il 1969 come ideale punto di partenza per la sensibilizzazione da parte dell’uomo su questo tema. Fu l’anno in cui l’essere umano riuscì ad approdare sulla Luna. Da quella prospettiva la Terra è apparsa diversa, malata, appunto.
Le cause principali individuate sono sempre state legate all’industrializzazione, all’aumento delle fabbriche, delle aziende, al progresso della chimica e allo sfruttamento incondizionato delle risorse della Terra. Sacrosante verità. Lo scrittore, però, riflette non solo su questi macroaspetti, ma anche su quelli meno visibili – la cosiddetta goccia nel mare  – . Il consumatore finale dei prodotti industriali è anch’esso colpevole. Come? Ecco l’elenco di gesti apparentemente banali che però caratterizzano la vita di tutti i giorni del singolo essere umano: “In pratica ogni abitante della Terra è colpevole: il boscimano sudafricano, che incendia la savana per cacciare o per guadagnare terreno coltivabile, e il fazendero argentino, i cui manzi produzono metano, il coltivatore di riso a Bali e il banchiere cinese, che fa i suoi affari in uno studio dotato di aria condizionata”.
Sensibilizzare il singolo è doveroso, ma limitante se si pensa ai grandi poteri economici (multinazionali & co.) che, vivendo di un costante crescendo di profitto, sono i primi a non mantenere comportamenti idonei, celati spesso dall’ostentazione di campagne pubblicitarie manipolate.
Ad ogni modo, credenti o meno, tutti dovremmo avere la consapevolezza di essere degli ospiti momentanei su questo pianeta. Esattamente come non ci permetteremmo mai di rovinare un albergo o una residenza in cui siamo ospiti durante una vancanza, non solo per non fare un torto al proprietario del luogo, ma anche a chi verrà dopo di noi, lo stesso principio dovrebbe valere per la nostra Terra.

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