Saggio breve svolto sul valore del paesaggio prima prova - Studentville
Saggio breve svolto sul valore del paesaggio prima prova

Saggio breve svolto sul valore del paesaggio prima prova

Maturità 2016, prima prova: traccia del saggio breve storico politico svolto. Saggio breve sul valore del paesaggio.

PRIMA PROVA MATURITÀ 2020: TRACCE E SVOLGIMENTI

Ansia per l’Esame di Maturità 2020? non perderti le nostre risorse:

SAGGIO BREVE PRIMA PROVA 2016 SVOLTO: Ecco la traccia svolta dai nostri tutor.

  • Titolo: Il paesaggio: un palinsesto stratificato, tra paesaggio naturale e paesaggio antropico
  • Consegna: Arkaios, Rivista di archeologia e arte

Il concetto di paesaggio può sembrare ovvio e quasi banale, come se coincidesse con panorama, cioè una visione estetica e gradevole di un ambiente naturale. Il paesaggio è a tutti gli effetti un dato luogo con le sue peculiari caratteristiche date dai suoi occupanti, che lo plasmano e ne conferiscono la natura, per cui un paesaggio comprende l’esperienza che l’uomo compie al suo interno e quindi non solo esiste in quanto luogo fisico, ma anche come idea culturale. Il concetto di paesaggio, infatti, è reso più complesso dall’evidenza che, soprattutto in Italia, è difficile parlare di ambiente naturale senza considerare come esso sia stato radicalmente trasformato dall’uomo. Rappresenta quindi lo spazio, come oggetto e relazione tra oggetti, e come campo delle relazioni umane e culturali. Come osserva, anche polemicamente, il grande archeologo Settis, il paesaggio italiano è un’interazione tra la lunga e variegata storia civile e culturale, e una natura non sempre facile, che gli Italiani hanno trasformato. Lo osservava anche Virgilio nelle Georgiche, mostrando un’Italia assai più antropizzata di luoghi favolosi come l’India, o anche più avanzati culturalmente come la Grecia. Le parole di Settis denotano una tendenza scientifica a ritenere il paesaggio come un’archeologia dei luoghi, frutto di profonde o lente modifiche da parte degli uomini, che dispongono e organizzano le strutture in base alla loro convenienza sociale, e lo trasformano, lo vivono. Proprio per questo motivo, per questa concezione ormai globale, il paesaggio è stato inserito come elemento fondante della Costituzione che lo tutela, lo valorizza e lo promuove a interesse pubblico culturale. Alla luce di questo, l’archeologo si chiede, con dispiacere, perché gli Italiani non amino la loro arte e i loro paesaggi forse perché ne hanno troppa e perché, nonostante ormai il concetto di paesaggio occupi una posizione rilevante all’interno del Codice dei beni culturali, non sia ancora il fulcro della tutela del patrimonio culturale.
Il Carandini, a sua volta, riflette sulla sovrapposizione di infiniti elementi nella formazione del paesaggio, con interventi spesso non percepiti, e che generano, altrettanto inconsapevolmente, altri elementi paesaggistici. Deriva da ciò la necessità di un concetto giuridico che tuteli l’ambiente, come traspare dall’articolo 9 della Costituzione del 1948, posto dunque tra i Principi fondamentali, che recita così: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.  Il paesaggio è visto dunque come un’eredità del passato, che tuttavia deve vivere nel presente e nell’avvenire. È quindi una parte essenziale dell’esperienza della società, che ha un’implicazione ontologica, perché è vissuto, mediato, alterato, riempito di significati culturali.
Si pone però un problema non sottovalutabile, come si avverte nella preoccupazione di Sgarbi: come conciliare la difesa del paesaggio con le esigenze del progresso e della vita economica? Se, infatti, non si risponde a questa domanda, si rischia di relegare l’arte e la cultura, e lo stesso ambiente, a una funzione puramente estetica o turistica. Si deve dunque trovare l’incontro tra la conservazione del passato e le innovazioni, evitando guasti e inquinamento. Il paesaggio è dunque un aspetto culturale dove si contrappongono fattori fisici, ambientali, naturali e culturali, è un progetto dell’uomo e come tale va considerato, ponendo l’attenzione sulla sua salvaguardia e il suo progresso, che va di pari passo con l’umanità.
Così afferma Claudio Strinati: l’uomo ha, per natura, piacere a vivere in un ambiente sano e pulito, e che sia ricco di fermenti culturali.
Per quanto precede, è indispensabile intanto conoscere a fondo il paesaggio, senza retorica o facili luoghi comuni; e, con la sinergia di molte scienze, studiarne i modi per conservarlo, ma anche di valorizzarlo e renderlo fruibile; e badare a che nuovi interventi non costituiscano traumi e danni, ma si integrino nel contesto naturale e nella memoria storica.

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