Traccia prima prova maturità 2018: elezioni americane - Studentville

Traccia prima prova maturità 2018: elezioni americane

Prima Prova Maturità 2017: un tema svolto da noi di Studentville sulle elezioni americane che può servirvi come esempio per il primo scritto.

PRIMA PROVA DI MATURITÀ 

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TRACCIA PRIMA PROVA MATURITÀ 2018: ELEZIONI AMERICANE

La Prima Prova di Maturità 2018 è sempre più vicina e per arrivare preparatissimo su tutte le possibili tracce che potresti trovare, è bene raccogliere informazioni, risorse, dati sui principali argomenti d’attualità avvenuti nell’ultimo anno e sugli anniversari più importanti che ricorrono nel 2017. A questo proposito, abbiamo pensato che può esserti utile un tema svolto sulle elezioni americane, visto che a novembre 2016 negli Stati Uniti, dopo otto anni di amministrazione Obama, è stato eletto, tra mille polemiche, Donald Trump: un’elezione che sia sul piano politico che culturale è stata molto controversa e con specifiche ricadute sul panorama internazionale. Il Miur sceglierà di proporre una traccia di Prima Prova sulle elezioni americane? Lo scoprirai solo il 21 giugno, ma nel frattempo preparati al meglio con tutte le tracce possibili!

Ti interessa una tesina su Trump? Leggi: Tesina Maturità 2018 su Donald Trump

TRACCIA PRIMA PROVA MATURITÀ 2018 ELEZIONI AMERICANE: INTRODUZIONE

 L’8 novembre 2016 si sono tenute le elezioni americane più controverse di sempre, che hanno visto contrapporsi Hillary Clinton per il Partito Democratico, coinvolta nello scandalo delle email personali usate per questioni di stato e accusata di essere rappresentante dell’establishment, e Donald Trump nelle file del Partito Repubblicano, imprenditore milionario che ha condotto una campagna elettorale al vetriolo basandosi su tweet rancorosi, linguaggio (e programma) populista, accuse pesanti alla controparte e al “corrotto” sistema dei media nazionali e internazionali. A spuntarla, alla fine, è stato il tycoon, così che Donald Trump è diventato il 45° Presidente degli Stati Uniti, aggiudicandosi 306 grandi elettori contro i 232 di Hillary Clinton. Nei mesi successivi si è parlato molto del fatto che in termini assoluti la Clinton abbia ottenuto più voti che Trump (si parla di 2,8 milioni di preferenze in più per la candita democratica), ma che, nonostante questo, la vittoria sia andata al candidato repubblicano. C’è una falla nel sistema democratico americano oppure no?

TRACCIA PRIMA PROVA MATURITÀ 2018 ELEZIONI AMERICANE: SVOLGIMENTO

Il sistema elettorale americano è da sempre “indiretto”, cioè i cittadini statunitensi non votano direttamente per il Presidente (gli Stati Uniti sono una repubblica presidenziale per cui si vota sia per il Presidente degli USA sia per il Congresso ogni quattro anni in maniera sfalsata, così che il Parlamento venga rinnovato a metà mandato del Presidente in carica), ma eleggono dei grandi elettori che a loro volta eleggeranno il Presidente. I cittadini dei 50 Stati che compongono gli Stati Uniti – è infatti una repubblica federale – sono chiamati a votare il Presidente in un unico giorno, chiamato Election Day, che si tiene generalmente il martedì successivo al primo lunedì di novembre (nel 2016, si è votato infatti l’8 novembre). I candidati tra cui scegliere sono due, ossia i rispettivi vincitori delle primarie del Partito Democratico e del Partito Repubblicano. I cittadini, tuttavia, non votano direttamente per il Presidente, ma per i grandi elettori, i quali formano il collegio elettorale degli Stati Uniti che il secondo martedì di dicembre (nelle ultime elezioni il 19 dicembre) vota per eleggere formalmente il presidente americano. La disparità voti totali – voti grandi elettori sta nel fatto che ogni stato ha “un peso elettorale” diverso, a seconda del numero di abitanti: la California, ad esempio, essendo lo stato più popoloso, ha 55 grandi elettori che rappresentano 39 milioni di abitanti, mentre gli stati meno popolosi, come il North Dakota o il South Dakota, eleggono 3 grandi elettori ognuno. Cosa succede però: i 23 Stati più piccoli hanno una popolazione quasi equivalente a quella della California, ma raccolgono in totale 102 grandi elettori contro i 55 della California. Ad eccezione di Maine e Nebraska, inoltre, tutti gli stati adottano un sistema «winner-take-all», che assegna al candidato che li vince, anche di un solo voto, tutti i grandi elettori.

TRACCIA PRIMA PROVA MATURITÀ 2018 ELEZIONI AMERICANE: CONCLUSIONE

 È per questo motivo che Donald Trump ha vinto le elezioni nonostante abbia perso il voto popolare: Hillary Clinton ha vinto negli Stati più grandi con un maggior numero di voti, perdendo, però, di misura negli Stati di media e piccola grandezza, favorendo l’avversario. Il sistema elettorale americano non può essere tacciato di essere non democratico, in quanto l’obiettivo è quello di non favorire oltre misura solo gli stati più grandi, popolosi e economicamente più sviluppati degli Stati Uniti a danno dei cittadini dei piccoli Stati. Tuttavia, il dibattito, negli USA, sulla questione è sempre aperto a ogni elezione: ovviamente il sistema è perfetto per coloro che vincono e da rivedere per chi ha perso.

PRIMA PROVA MATURITÀ 2018: STUDIA INSIEME A NOI!

Appunti, riassunti, temi svolti, guide: ecco tutte le guide e gli svolgimenti dello scorso anno che ti servono per superare brillantemente la prima prova di Maturità:

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