Giorgio Caproni: analisi del testo e biografia - Studentville

Giorgio Caproni: analisi del testo e biografia

Giorgio Caproni: analisi di Versicoli quasi ecologici, biografia e opere del poeta dell'Esame di Maturità 2017.

ANALISI DEL TESTO VERSICOLI QUASI ECOLOGICI GIORGIO CAPRONI

La Prima Prova della Maturità 2020 si svolgerà il 17 giugno: avete tutto il tempo per allenarvi, per cui è bene cominciare fin da ora a familiarizzare con le tracce. Se la tua scelta cadrà sull’analisi del testo, ti consigliamo di dare un’occhiata agli svolgimenti degli anni passati. In questo articolo ti proponiamo la poesia Versicoli quasi ecologici di Giorgio Caproni, autore della Prima Prova 2017: consultate l’analisi del testo svolta qui sotto. Per approfondire leggete anche: Versicoli quasi ecologici di Giorgio Caproni: analisi e commento

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Giorgio Caproni: Autore Prima Prova 2017

PRIMA PROVA MATURITÀ: VITA DI GIORGIO CAPRONI

Giorgio Caproni nacque a Livorno nel 1912 e nel 1922 si trasferì insieme a tutta la famiglia a Genova, dove frequentò la Facoltà del Magistero. Contemporaneamente studiò violinò e seguì lezioni di filosofia con Giuseppe Rensi. La sua prima raccolta di poesie risale al 1936, anche se nel corso della sua vita fece vari lavori, dal commesso all’impiegato e maestro elementare. Nel 1938 si trasferì con la moglie Rina a Roma, dove esercitò la professione di maestro fino al 1973. Visse sempre in modo appartato e soprattutto non frequentò salotti letterari. In seguito alla seconda guerra mondiale e alla resistenza iniziò a collaborare con numerose riviste, tra cui l’Avanti, L’Italia Socialista, Il lavoro nuovo, scrivendo articoli, racconti e traduzioni. Fu infatti un attivo traduttore di prosa e poesia, soprattutto dal francese. Tradusse infatti I fiori del male di Baudelaire, Bel-ami di Maupassant, Il tempo ritrovato di Proust. Vinse due premi letterari, ma il vero successo lo ebbe nel 1975 con Il muro della terra (premio Gatto) e Il franco cacciatore, con cui vinse i premi Montale e Feltrinelli. Ricevette nel 1984 la laurea honoris causa in Lettere e Filosofia presso L’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo e la cittadinanza onoraria nella città di Genova, città che influenzò profondamente con la sua poesia. Nel 1986 ottenne il premio Chianciano, Campana e Pasolini grazie alla raccolta Il conte di Kevenhuller. Morì a Roma il 22 gennaio 1990.

GIORGIO CAPRONI: OPERE

Ecco un breve elenco delle opere di Caproni:

  • Come un’allegoria, 1936
  • Ballo a Fontanigorda, 1938
  • Finzioni, 1941
  • Cronistoria, 1943
  • Il passaggio d’Enea, 1956
  • Il seme del piangere, 1959
  • Congedo del viaggiatore cerimonioso, 1965
  • Il muro della terra, 1975
  • Il franco cacciatore, 1982
  • Il Conte di Kevenhuller, 1986
  • Res Amissa, 1991
  • Poesie (1932-1991)

PRIMA PROVA 2017: ANALISI DEL TESTO VERSICOLI QUASI ECOLOGICI SVOLTA

La lirica Versicoli quasi ecologici è tratta dalla raccolta Res Amissa di Giorgio Caproni. Ecco il testo della poesia:

Non uccidete il mare,
la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento
(il canto!) del lamantino.
Il galagone, il pino:
anche di questo è fatto
l’uomo. E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere
del lavoro. L’amore
finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore. Dove
sparendo la foresta
e l’aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: “Come
potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra”.

Comprensione del testo

Il poeta, ormai ottantenne, sembra dirci che, tra le cose ormai perse, di cui si sente terribilmente la mancanza, c’è di sicuro lo strettissimo rapporto tra natura ed essere umano che era già presente quando il poeta era giovane. La natura è infatti in stretto contatto con l’uomo e questo deve salvaguardarla, evitando di distruggere la fauna marina e quella terrestre: il poeta dice infatti “non uccidete il mare” e rispettate tutti gli elementi della natura, in quanto l’uomo è fatto proprio di questo. L’amore finisce quando finisce l’erba e non bisogna esaltare l’uomo che, per profitto, devasta la natura. Se dovesse sparire una foresta potremmo respirare a fatica in un mondo quasi completamente distrutto, mentre se dovesse sparire l’uomo la natura starebbe molto meglio.

Analisi del testo

2.1. Il contenuto può essere collegato al titolo della raccolta Res Amissa in quanto si parla proprio del fatto che la natura, a causa della prepotenza e dell’indifferenza dell’uomo, sta fuggendo via. E’ un qualcosa che piano piano stiamo perdendo e l’essere umano sembra quasi non accorgersene, preso com’è dalla smania di ricchezza e potere.

2.2. Nonostante la poesia sia costituita da una sola strofa, possiamo suddividerla in due parti. La prima parte termina al verso 10, in cui il poeta invita l’uomo a prestare attenzione, a rispettare gli elementi della natura e del mondo animale. Nella seconda parte invece, dal verso 10 al verso 18, Caproni dice che la devastazione della natura potrebbe provocare gravi conseguenze nel mondo, mentre nel caso in cui dovesse sparire l’uomo la natura ne trarrebbe vantaggio.

2.3. I verbi che si riferiscono alle azioni dell’uomo sono: uccidete, soffocate, fulmina. Si tratta di verbi che sottolineano la crudeltà dell’uomo nei confronti della natura: verbi infatti come uccidere e soffocare danno proprio l’idea di un’azione volta a distruggere senza pietà, ed è ciò che l’autore vuole mettere in evidenza affrontato questa delicata tematica.

2.4. Al v. 7 Caproni è molto esplicito: l’espressione “per profitto” rivela proprio in fatto che l’uomo agisce in questo modo unicamente per trarre vantaggi e ricchezze, trascurando le conseguenze negative che in realtà potrebbero coinvolgere anche lui stesso.

2.5. Al v. 9, quando dice “non fatelo cavaliere del lavoro”, Caproni invita la società a non esaltare come buon lavoratore colui che sfrutta il mare e in generale tutta la natura per profitto e per scopi unicamente economici.

2.6. Dal v. 12 al v. 18 il messaggio dell’autore è abbastanza evidente: la natura può vivere senza uomo, anzi, vivrebbe decisamente meglio, mentre l’uomo non potrebbe proprio sopravvivere senza le piante e senza gli animali.

2.7. Nell’ultima parte della lirica vengono messe in evidenza le conseguenze delle azioni dell’uomo sul mondo, che viene definito come “sempre più vasto paese guasto”. Chi resta sospira, perché il mondo sta morendo e le bellezze del creato vengono sempre più devastate e distrutte. Il poeta allude al fatto che le zone più colpite dall’inquinamento sono sempre di più, e chi rimane ne paga le conseguenze e non può fare altro che sospirare.

2.8. Il linguaggio utilizzato nella lirica è semplice e comprensibile, anche se alcuni termini vengono utilizzati con intenti metaforici e ci sono personificazioni di elementi naturali (non uccidete il mare). I versi sono di varia misura e viene data una certa continuità al discorso attraverso i frequenti enjambement: tra il verso 7 e 8, 9 e 10, 14 e 15. Nel testo sono presenti anche delle rime: vento-lamento, lamantino-pino, foresta-resta. Presenti anche le assonanze (bella-terra) e consonanze (cavaliere-amore)

Interpretazione complessiva

La lirica analizzata rappresenta un quadro della situazione che ci appartiene in pieno e ci riguarda proprio da vicino. L’inquinamento è una realtà sempre più preoccupante, e nonostante i pericoli siano seri anche per l’uomo, sono pochi quelli che cercano di rispettare l’ambiente che ci circonda. La natura è stata da sempre oggetto della letteratura di tutti i tempi, vista nelle sue innumerevoli forme: dai paesaggi ameni della poesia greca antica a quelli tempestosi della poesia romantica. Natura crudele, natura come pace dei sensi e natura che ora è davvero in serie difficoltà. Significativa da questo punto di vista è la poesia di Prevert “Tante Foreste”, che possiamo confrontare con la lirica di Caproni appena analizzata. Nel testo Prevert critica sottilmente l’atteggiamento dell’uomo che denuncia e lamenta la distruzione delle foreste attraverso i giornali: ma la carta dei giornali non proviene forse dagli alberi abbattuti delle foreste? Mentre quindi Caproni critica aspramente l’atteggiamento dell’uomo che apertamente devasta la natura unicamente per lucro, Prevert evidenzia invece l’incoerenza dell’essere umano, in particolare tra ciò che dice e ciò che in realtà fa. E le conseguenze, in entrambi i casi, sono disastrose: siamo quindi tutti d’accordo che forse, senza l’uomo, il mondo sarebbe decisamente migliore.

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