Tema storico voto alle donne prima prova 2016 svolto - Studentville

Tema storico voto alle donne prima prova 2016 svolto

Tema sul diritto di voto alle donne svolto valido come svolgimento della traccia del tema storico alla prima prova della maturità 2016

Sei capitato su questo articolo ma devi sostenere l’Esame di maturità 2018? Hai l’ansia per le possibili tracce che ti capiteranno il prima prova? Ecco delle risorse utili per te:

TEMA SVOLTO VOTO ALLE DONNE PRIMA PROVA 2016. Per il tema storico della prima prova dell’esame di Maturità 2016 il miur ha deciso di assegnare ai ragazzi un tema sul suffragio universale per dare loro modo di esprimersi sul diritto di voto dato, infine, anche alle donne. I nostri tutor hanno svolto la traccia.
Per tutti gli altri svolgimenti leggi qui: Tracce svolte prima prova Maturità 2016
TEMA STORICO VOTO ALLE DONNE: SVOLGIMENTO PRIMA PROVA 2016. Le affermazioni di Alba de Céspedes e di Anna Banti sul ricordo del loro storico voto del 2 giugno 1946, giorno che sancì la prima votazione a suffragio universale e di fatto la nascita della Repubblica Italiana, sono forse oggi più importanti di allora e, dopo questa doppia tornata elettorale vissuta da tantissimi comuni italiani tra il 5 giugno e il 19 giugno 2016 a settanta anni da quel giorno, le rendono ancora più fondamentali e cariche di significato. Spesso ci troviamo a leggere sui giornali o ad ascoltare in televisione o alla radio politici che invitano i cittadini ad astenersi dal votare, a non esprimere una propria preferenza togliendo di fatto a quel gesto così importante tutto il suo significato e il peso della storia che esso porta con sé. Non ci si sente più coinvolti nella vita della cosa pubblica e anziché reagire mostrando il proprio dissenso e dare voce al proprio malcontento attraverso il voto, si tende sempre più a restare a casa, a disertare i seggi elettorali, a preferire un fine settimana di vacanza, di mare, di scampagnate e di spensieratezza. In realtà chi consiglia di non partecipare ad una consultazione elettorale, tradisce le regole democratiche, che un popolo si è dato. Regole conquistate attraverso lunghe battaglie che hanno portato a far sì che tutti, a prescindere dal proprio sesso, razza, religione, cultura e livello scolastico potessero esprimere la propria opinione. Nell’immediato dopoguerra, ricordo che nelle campagne elettorali, per indurre la gente a votare, i comitati civici della Democrazia Cristiana affiggevano sui muri dei manifesti con raffigurati due conigli con la scritta: “questi non votano”, a voler sottolineare come l’esprimere un voto (a prescindere della legge elettorale più o meno valida sotto le norme della quale molto spesso ci troviamo a dover decidere) nasconda in sé un atto di estremo coraggio che in quel momento può portarti anche ad esprimere una preferenza della quale più avanti potresti pentirti. Anna Banti esprime benissimo quest’ultimo concetto, dove asserisce di essersi trovata di fronte alla paura di avere finalmente un diritto. Di essersi resa conto che la libertà ha un peso enorme e bellissimo che può portare a far tremare le gambe e ad avere il cuore in gola per la paura di sbagliare posto (o simbolo) sul quale segnare la propria croce. Una paura che, continua, può capire solamente chi all’epoca non aveva avuto ancora quel privilegio ovvero le donne e gli analfabeti. Questa affermazione aumenta di significato e in un certo senso lo rinnova amplificandolo a dismisura oggi dove è ormai evidente a tutti che chi ha avuto da sempre questo diritto (che poi in realtà è anche un diritto verso noi stessi e gli altri che vivono intorno a noi) spesso lo vive come un peso o lo sottovaluta o lo baratta con leggerezza con una giornata di svago. Alba de Céspedesp non aveva il diritto di voto quando decise di esprimere a voce alta la propria posizione e questo bastò per aprirle le porte della prigione anziché quelle di un seggio elettorale. Un esempio del genere ci insegna che non c’è cosa più bella ce esprimere le proprie idee. Una cosa che rende liberi nel bene e nel male, perché la libertà è anche questa, la possibilità di prendere una decisione sbagliata o anche convinta a metà, sperando che in futuro vengano tempi migliori in cui potersi sentire rappresentati pienamente nel voto e nel pensiero. Se Alba non avesse avuto questo pensiero, non avrebbe mai sacrificato la propria libertà. È proprio in tutto ciò che risiede il coraggio e l’importanza che quel 2 giugno e il suffragio universale ha significato per tutti noi e non solo per le donne. Noi giovani che ci affacciamo per la prima volta al voto dobbiamo tenere sempre a mente esempi come questi, per non dare mai il voto per scontato e per non dimostrare già da ora di essere arrendevoli e poco fiduciosi verso il futuro. Il futuro appartiene a noi e solo noi possiamo provare a cambiarlo. Bisogna partire anche dalla nostra storia contemporanea, saperla vivere, capire e analizzarla e notare ad esempio che esempi come quelli di Virginia Raggi e Chiara Appendino oggi (senza ovviamente voler entrare nel merito politico o in una sterile analisi di simboli e credo politici), così come quello di tutte le altre donne sindaco che le hanno precedute non sarebbe stato possibile senza il coraggio di chi settanta anni fa ha deciso di dare voce a tutti.
“…ma con quel segno in croce sulla scheda mi pareva di aver disegnato uno di quei fregi che sostituiscono la parola fine. Uscii poi, liberata e giovane, come quando ci si sente i capelli ben ravviati sulla fronte.”
Una frase bellissima che bisogna ricordare ogni volta che si decide di prendere il costume da bagno anziché la via del seggio elettorale.

Per altri spunti leggi:
Tema storico prima prova 2016
Traccia prima prova maturità 2016 sul voto alle donne

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