Prima Prova 2020: Traccia svolta sul suicidio assistito - Studentville
Prima Prova 2020: Traccia svolta sul suicidio assistito

Prima Prova 2020: Traccia svolta sul suicidio assistito

PRIMA PROVA MATURITÀ 2020: la traccia sul suicidio assistito 

In vista dei prossimi esami di maturità, è preferibile iniziare ad esercitarsi fin da ora nella prima prova, andando a cercare tra le  possibili tracce della prima prova maturità 2020Rimanendo nell’ambito degli  argomenti di attualità oggi vogliamo condividere con voi la traccia svolta sul suicidio assistito, uno dei temi più caldi della società odierna e che sembra non riuscire a mettere tutti d’accordo. Nel corso degli anni sono stati tanti i casi che hanno fatto molto discutere, l’ultimo quello di Dj Fabo un uomo ridotto a vivere come un vegetale in seguito ad un brutto incidente stradale. L’uomo, con l’aiuto di Marco Cappato, è arrivato fino in Svizzera per mettere, coscientemente e consapevolmente, fine alla sua vita.

Prima Prova Maturità 2020 il tema sul suicidio assistito: introduzione

Quando si parla di suicidio assistito si crea molta confusione con eutanasia e testamento biologico. Si tratta di tre termini che hanno a che fare con la vita e con la morte, una vita che è stata colpita duramente da malattie gravi fisiche e patologiche e che hanno condotto il paziente a delle scelte drastiche in cui hanno deciso liberamente di morire perché quella che conducevano non era vita. Ovviamente ci troviamo di fornte ad una tematica molto delicata che tocca la religione, la storia e la morale di tutti che, non sempre, si trovano daccordo.

Prima Prova Maturità 2020 il tema sul suicidio assistito: svolgimento

L’eutanasia attiva consiste nel porre fine alla vita di un paziente, consenziente, che ne ha fatto richiesta, per il quale non si attestano possibilità di guarigione o di condurre una vita in modo dignitoso, secondo il loro personale intendimento. Consiste in una somministrazione letale. L’eutanasia passiva prevede la sospensione di un trattamento necessario per mantenere in vita un paziente. Il suicidio assistito è l’atto vero e proprio che pone fine alla vita. È il paziente a compierlo con l’aiuto e il supporto di altre persone. È compiuto interamente dal soggetto stesso e non da soggetti terzi, che si occupano di assistere la persona per gli altri aspetti: ricovero, preparazione delle sostanze e gestione tecnica e legale post mortem. La differenza con l’eutanasia consiste in particolar modo nelle implicazioni etiche, e nella responsabilità personale. In Italia il suicidio assistito, così come l’eutanasia, è punibile dagli articoli 575, 579, 580 e 593 del codice penale. Il testamento biologico è la dichiarazione anticipata di volontà sui trattamenti sanitari ed è un documento in cui indicare a quali terapie ricorrere e soprattutto quali trattamenti rifiutare, in caso di grave incidente o malattia terminale, quando si è incapaci di comunicare espressamente il proprio volere. Le definizioni sono chiare e sono quelle che si trovano scritte su enciclopedie e dizionari ma in nessuna c’è scritto se si tratti di atti giusti o meno perché, probabilmente, nessuno può dirlo, non si può esprimere cosa sia giusto con il dolore e la sofferenza altrui. Solo la legge si abroga questo diritto.

Prima Prova Maturità 2020 il tema sul suicidio assistito: conclusione

Ricorrere al suicidio assistito può essere visto come un atto di grande coraggio di chi preferisce morire, andando incontro alla morte, piuttosto che vivere una vita a metà, senza poter svolgere attività che prima erano all’ordine del giorno. Interrompere la vita di qualcun altro è, senza dubbio, un’enorme responsabilità che dovrebbe essere dettata solo da una volontà scritta e dichiarata di chi si trova in uno stato vegetativo. Nessuno può decidere della vita di qualcuno, solo il diretto interessato. E nessuno dovrebbe avere il diritto di giudicare chi compie questa terribile azione nei confronti di sé stesso.  E’ vero, si vive una volta sola, ma che vita sarebbe stare in un letto senza poter parlare, camminare, alzarsi!

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